JustMe · Tra le righe

Sono passati 10 mesi…

…Dall’ultima volta che ho scritto in questo blog, e anche dall’ultimo momento in cui ho messo piede in WordPress.
E’ parecchio che penso e ripenso di tornare a scrivere, ma non mi sono mai decisa concretamente. E vedo che mi manca molto. Nonostante allo stesso tempo abbia sentito una forza che mi impediva di entrare sia per scrivere che per leggere, come se l’avessi trovata un’attività in contrasto col resto della mia vita. Uso questo spazio per scrivere di me e non mi sono sentita di usarlo.
Non so tutti voi come avete trascorso tutto questo tempo, se qualcosa per voi è cambiato, se fate sempre le stesse cose… Per me qualcosa è cambiato e qualcosa no. Ho voglia di condividere con l’etere ciò che mi è accaduto, un po’ anche per utilizzare questo strumento come modo di buttare fuori il mondo che tengo segregato dentro.

Comincio col dire che ciò che mi affligge in maniera più seria purtroppo non è cambiato. Esistono cose contro le quali l’uomo e la scienza non possono nulla. Perciò quello va avanti tra alti e bassi e l’unica cosa da fare è accettarlo e sperare che la situazione rimanga almeno stabile, senza subire ulteriori peggioramenti.
Lascio qui questo discorso perchè non mi va di parlarne oltre.

La fine di una storia
A inizio marzo, il 4 per essere precisi, è finita la mia relazione amorosa dodecennale. Mancavano esattamente 9 giorni per arrivare all’anniversario dei 12 anni.
Le cose andavano male da tempo, da qualche anno mi sentivo costretta e non appagata, ma da idiota ho voluto continuare perchè sono masochista speravo sempre che le cose si sarebbero risistemate, tornando ad essere belle (… sono mai state veramente belle? Me lo chiedo spesso, a dire il vero…) come un tempo.
Diversi segnali vi erano stati fin dai primi tempi di questa storia, segnali che la mia famiglia tentava di farmi vedere e comprendere e a cui io non ho mai voluto prestare attenzione. Non ci davo peso. Ma se ci rifletto adesso, mi sento così stupida…
Fin dall’inizio, per i primi due anni, il mio ex fidanzato mi aveva nascosto di avere un fratello con problemi mentali. Per ben due anni io non sono mai entrata in casa sua, e nel disgraziato caso che dovesse passare per casa, io rimanevo in macchina ad aspettare (e, sinceramente, per qualche tempo mi ha anche fatto comodo non dover fare i conti con l’ansia di dover conoscere i suoi, ma dopo un po’ questa cosa ha iniziato a pesare).
Si vergogna(va) terribilmente della sua situazione e, se potesse, se ne libererebbe. Più volte mi ha esposto la sua volontà a voler affidare il fratello a una struttura adatta, senza doversene occupare personalmente. Neanche i suoi compagni di scuola delle superiori (con cui sembrava tanto amico e con cui si usciva a volte in compagnia) conoscono la reale situazione, e nessuno di loro è mai stato invitato a casa sua. Tanto normale non è…
In seguito (sempre nei primi 4 anni) mi sono sentita un peso nei suoi confronti. Se ci penso ora mi viene voglia di prendermi a pugni. Io studiavo all’università, avevo sessioni d’esame in estate e in inverno, e lui si lamentava del fatto che non poteva farsi le vacanze estive o la settimana bianca in montagna perchè io dovevo studiare e avevo gli esami.
Questa persona diceva di amarmi… diceva che avrebbe fatto qualsiasi cosa per me… a parole!
E questo è il meno rispetto a quello che poi è accaduto dal 2012 in poi.
Non sto qui a raccontare il peggio. Mi sento semplicemente di dire questo: per 12 anni sono stata con una persona che letteralmente vive per lavorare. Non ha passioni, non ha hobby, non ha nulla che lo interessi che non sia lavorare, lavorare, lavorare sempre di più. E’ arrivato negli ultimi anni ad avere 3 attività da gestire. Ho capito che lui si identifica col suo lavoro. Lui E’ il suo lavoro e al di fuori di quello non ha nient’altro. Togliendogli quello, cade a terra come un sacco vuoto. Non nego affatto che nelle sue attività sia affidabile, preciso e bravo. Ma ha ed è solo quello. Non c’è altro in lui. E non esiste altro, per lui, per cui valga la pena impegnarsi o vivere.

Qualcuno penserà che a parlare sia il rancore. Che sono ancora accecata dalla rabbia e che parlo male di lui perchè è quello che avviene una volta che due persone si separano. Certo, sono arrabbiata. Ma con me stessa, per essermi costretta a sentirmi infelice, per essermi costretta a subire cose che non volevo per il semplice fatto che avevo paura di lasciarlo. Paura di rimanere sola. Paura che sarei stata male.
Sono stata stupida e imbecille.
Stare con lui era ormai diventato un peso per me. Non c’era più nulla tra noi, se non io che gli chiedevo un minimo di attenzione in più (“Possiamo vederci mezzora prima e per stare un po’ di più insieme, il sabato sera?” “Possiamo passare una giornata insieme da soli, invece di andare a pranzo con tua madre?”) e lui che rispondeva picche. Sempre.

Lo so, questa è la mia campana. Ma quando il tuo ragazzo si presenta a casa tua al pranzo di Natale senza regalo perchè non ha trovato 5 minuti di tempo per comprarti una penna e preferisce andare a pranzo con sua madre e la famiglia del di lei compagno piuttosto che stare solo con te quando glielo proponi, qualcosa non va.
Il nostro stare insieme si riduceva ormai ad andare in giro per acquisti e altre commissioni per la casa (sì, stavamo finendo una casa, dove poi lui è andato ad abitare in primavera – ma economicamente è sua, io ho solo fatto scelte e modifiche con cui lui si trova attualmente a fare i conti ogni volta che si gira tra quelle pareti, sempre se se ne rende conto), quindi abbiamo praticamente trascorso tutte le domeniche in negozi tipo Leroy Merlin e simili, e i sabato sera a casa mia dove, invece di arrivare per le 21.20, veniva alle 21.50 (quando mi andava bene) e alle 23.30 se ne andava dopo essersi addormentato sul divano.
Gli extra erano rappresentati da qualche mercoledì sera al cinema (sempre su mia iniziativa), durante i quali mi sentivo perennemente in colpa perchè gli facevo perdere tempo al suo lavoro. Aspettando di entrare in sala, lui stava appoggiato alla colonna a guardare il cellulare con le mail dei preventivi, delle certificazioni e altre cose sue, con gli occhi rossi e crollando dalla stanchezza, e io mi giravo intorno a guardare gli altri, che parlavano tra loro felici. Più che altro, cercavo di capire se qualcuno ci stesse guardando e si stesse accorgendo di come stavamo. Sembravamo come due che avevano litigato, ognuno per i fatti suoi. E vedendo gli altri mi sentivo così sola… Mi sentivo sola, in colpa, e con un peso enorme addosso. E desideravo tanto essere da un’altra parte.

Ma torniamo alla sera del 4 marzo. Pochi mesi prima, durante un improvviso slancio romantico, mi aveva mandato una foto di noi due scattata al Parco Sigurtà nel 2006, in cui sembravamo felici, e aveva espresso la certezza che saremmo tornati a stare bene come un tempo. Due o tre giorni prima di quel sabato ci sentimmo la sera al telefono. Per messaggio l’avevo percepito nervoso come quando gli prendevano i 5 minuti e così mi decisi a chiamarlo. “Senti”, mi disse “ci stiamo prendendo per il culo”. Così, a freddo, di punto in bianco. Senza nessun preavviso.
Fosse stato per lui, avremmo terminato 12 anni al telefono, con quella sua frase. Ma volevo almeno che avesse il coraggio di guardarmi in faccia.
Così, quando poi ci vedemmo, sapevo già come sarebbe andata a finire.
La sua giustificazione alla fine della nostra storia è la seguente: perchè io non accetto almeno di andare a fare la baby sitter. Almeno 500 euro al mese è giusto che io li porti a casa. Già, perchè l’anno prima, un sabato sera di agosto, pronunciò testuali parole: “Non pensare di venire a vivere con me senza uno stipendio”. Anche quella volta a freddo, senza preavviso. Circa un’ora dopo mi disse che mi avrebbe sposata, una volta che avessi trovato una sistemazione lavorativo-economica (solo a me dà l’impressione di essere un maschio bipolare?). E qualche tempo dopo mi sono sentita accusare di non essere interessata a tutto quello che riguardava la (sua) casa. Ma come potevo esserlo se sapevo che non ci avrei mai messo piede, se non dal venerdì alla domenica (sì, mi ha proposto di fare la “donnetta del week end”)? E, per inciso, non ho più visto come è venuta la casa una volta completata, dato che fino al momento di fare le pulizie gli faceva comodo che dessi una mano ogni tanto, ma a poco tempo dal trasloco mi ha dato il benservito.

In pratica, la nostra storia è finita perchè purtroppo io non avevo un contratto o lavoravo in nero e sempre senza stipendio.
Forse, se mi avesse detto “Ho trovato un’altra” l’avrei presa meglio. Diciamo che sarebbe stata una scusa più da uomo, più plausibile.
Invece, in quel modo ha mostrato tutta la sua viltà d’animo. E a nulla sono serviti i miei sacrifici di sopportare e stringere i denti ogni volta che stavo male per colpa sua, a nulla è servito pure l’intervento di mia sorella che un pomeriggio d’inverno, nonostante i dolori da ciclo, ha preso ed è andata a parlare con lui. Ovviamente, per un’ora ha dovuto attendere al freddo e da sola i comodi del mio ex fidanzato che, come sempre, era in ritardo per questioni ben più importanti rispetto alla sottoscritta.

Devo dire che penso che vi sia un motivo più profondo di quello esposto da lui. Fin dal momento in cui ci siamo conosciuti, mi ha sempre ripetuto la frase “Non voglio rogne, non voglio problemi” (che detta da uno che soffre ogni settimana di mal di testa gravi e con un fratello con problemi mentali è proprio uno schifo!). Quindi credo che abbia avuto paura della mia situazione a casa e del fatto che gli chiedevo di essere più presente per noi, perchè avevo bisogno del suo sostegno e del suo amore. Ciò, ovviamente, non lo dico per giustificarlo. Anzi.
Quello che mi ha fatto arrabbiare con me stessa è il fatto che, per la paura che avevo, non l’ho lasciato io molto tempo prima. Pensavo che sarei stata male, che mi sarebbe mancato… ma stavo già male da tanto. Ero infelice da tanto che non ricordavo neanche più l’ultima volta che ero stata veramente bene con lui, soddisfatta e appagata.
Certo, ho pianto quella sera mentre mi riportava a casa, e ho pianto anche la mattina dopo, quando ho raccontato a mia madre cos’era accaduto (avevo paura che i miei si sarebbero preoccupati, mentre loro lo erano già da parecchio, vedendo che non stavo bene – non sono brava a camuffare il mio stato d’animo). Poi è finita lì.
Il peso che sentivo prima, l’oppressione, l’infelicità, la solitudine… tutto sparito e mi sono sentita finalmente libera. Non ho provato alcun dolore. Non sono stata male. Avevo paura di stare male mentre invece mi sono trovata con un motivo in meno di sofferenza. Averlo saputo prima che sarebbe andata così… Ora vado al cinema da sola e mi sento meno sola rispetto a quando andavo con lui. E’ brutto andare al cinema senza compagnia, ma è sicuramente meglio che andare con una persona che invece di stare con te sta col suo cellulare e il suo lavoro.
E quest’estate non mi è affatto mancato andare con lui al mare, passare 7-10 giorni nella sua casa a Lignano. Perchè neanche lì eravamo soli, c’era sempre qualcuno che me lo portava via tramite il cellulare (o per lavoro o per altre sciocchezze).
Una persona che non è in grado di dire “basta” a tutto il resto per stare sola con te, vuol dire che non ti reputa abbastanza importante. Perchè dovrei stare male per aver perso questo? Dovrei festeggiare, invece. E di certo non mi sono chiusa in casa a “fare la calzetta” perchè dovevo soffrire.

Una cosa che mi ha lasciata interdetta, alla fine di questa storia, è che sua madre, ovvero la mia ex “suocera”, non si è fatta sentire neanche con mezza parola per chiedermi cosa fosse accaduto. Una donna che mi ha fatto regali (talvolta molto migliori di quelli che mi faceva il figlio) per anni ad ogni festività, spendendo anche parecchi soldi perchè era una persona che, oltre a poterselo permettere, dava anche importanza all’apparenza delle cose (un po’ come tutta la famiglia, insomma). Non so cosa lui le abbia raccontato, cosa lei abbia chiesto… Ma è stato lui a lasciare me, se aveva le palle le diceva le cose come stavano, giusto? Mi aspettavo una chiamata, un messaggio, un qualcosa che somigliasse a un “addio”… Invece, il nulla cosmico. Sono andata avanti e indietro per anni in quella casa, l’anno scorso avevo pure le chiavi perchè andavo a mangiare là durante la pausa pranzo e poteva capitare che non ci fosse nessuno.
Mi ha realmente molto colpito questa reazione. Un saluto dopo tutto questo tempo me lo sarei aspettato…
Avevo pensato anche di scriverle io per prima per dirle addio, ma poi ho ritenuto che non sarebbe stato giusto. Non era giusto che io dovessi sopperire alle mancanze di onestà di suo figlio. Così ho deciso che se per caso l’avessi incontrata da qualche parte e ci fossimo salutate, se mi avesse chiesto qualcosa le avrei detto che è stata la bipolarità e la confusione mentale di suo figlio a porre fine a quella cosa che a malapena stava in piedi.

Non pensavo di dilungarmi così tanto su questa storia. E dire che mi sono pure tenuta a freno.
Ho ancora altre cose da raccontare, ma le posterò in più volte. In realtà, ho già scritto tutto, ma non credo che abbiate ore di tempo per leggere i mei deliri.
Per il momento concludo qui, ma vi assicuro che il prossimo post non tarderà ad arrivare.

Buona domenica a tutti.

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12 pensieri riguardo “Sono passati 10 mesi…

  1. Il fatto che la vs relazione non fosse stata idilliaca nemmeno i primissimi anni avrebbe dovuto essere un campanello d’allarme.
    Ma riuscire a capire questi campanelli è tutta questione di esperienza. E la si fa solo vivendo.
    Guardala così: hai fatto esperienza. Purtroppo la vita va avanti e non si ha la macchina del tempo.
    Ma guarda il lato positivo (o “meno peggio”) : non c’avevi investito molto, nè economicamente nè come “stato d’avanzamento dei progetti di vita”, cioè non hai figli, non hai fatto casa con lui, non hai preso scelte importanti influenzata dalla relazione….

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  2. Hai ragione, ho fatto esperienza. E purtroppo non posso tornare indietro e prendermi una rivincita.
    Ti sbagli quando dici che non ho fatto scelte importanti. Ho commesso l’errore più grosso della mia vita: era passato il treno della realizzazione di un sogno e l’ho letteralmente buttato via (influenzata da persone negative). Nell’ottobre 2014 ci eravamo lasciati (la “pausa” è durata una decina di giorni, si e no). Partecipai in quel periodo alla Lotteria della Green Card. A maggio 2015 scoprii di essere stata preselezionata. Come puoi notare, sono ancora in Italia… Il peggiore errore della mia vita, che rimpiangerò finchè, se Dio vuole, non capiterà una seconda opportunità.

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  3. Wow ragazza… questi si che sono testi che ti assorbono e travolgono. .. scritto bene..cpn la giusta suspance di via. Cmq potrei difendere la tua ex suocera pensando che magari si sentiva in difetto e non voleva crearti sofferenza. Non mi pare il tipo… ricodo che lei sia sempre stata piuttosto ostile e spesso si sia posta tra di voi creando problemi. Io tutta sta rabbia la scaricherei in una scatolina…ormai è andata… te ne sei liberata…. ti sei alleggerita…. che ci stai ancora a pensa’? Cmq al fatto del lavoro… io gli avrei risposto: voglio un lavoro perché non mi farei mai mantenere da uno come te… non che non ti voleva in casa senza lavoro. Ma basta parliamo di altro ^.^

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    1. Eh sì, cara, hai detto bene: mi sono proprio alleggerita! Ma per la suocera, non so… io penso sempre che per civiltà una parolina la si dovrebbe dare… Un addio ci sarebbe stato bene… Anche gli animali si salutano tra loro.
      Ma, come hai detto tu, parliamo d’altro! Adesso è ora di pensare a me stessa.

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      1. Non condivido. Gli animali si rispettano….. tra esseri umani quando manca il rispetto. .. il saluto con conta un cazzo e te lo dice una che quando chiude con le persone anche se ci sbatte contro… per me sono sempre seppelliti e dimenticati in campo santo ^.*
        Pensa a te e rispetta gli altri. Ma non farti condizionare minimamente. Le dico a te ma le ricordo a me ste coe.. non credere. Buona giornata lu

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        1. Ma infatti, come ho detto, gli animali si salutano, ovvero si rispettano e si “dicono addio”.
          Tra esseri umani, invece, mancano proprio le basi della convivenza civile.
          Tu dici che quando chiudi non saluti più, ma, appunto, perchè hai chiuso, ovvero hai detto “addio” in un modo o nell’altro.
          Qui la signora si è defilata come fosse svanita nel vento… meglio così, vedi che suocera mi sarei trovata! Una che non si preoccupa neanche di chiudere la cosa. Ricorda il comportamento degli umani in branco selvaggio, quando uno litiga con un altro pure gli altri non lo guardano più. Non sanno neanche loro il perchè, imitano il primo come dei pecoroni e stop. Quello ha fatto così, quindi fine.
          Atteggiamenti che io non comprendo e che infatti non metto in atto.
          Buonanotte a te ❤

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