Tra le righe

Revolution time. Non proprio.

Due mesi.
Due mesi dall’ultimo post. Confesso che non avrei mai pensato che avrei trascurato questo posto così tanto a lungo. Qui, dove mi sento di poter parlare liberamente… Ma veniamo al dunque. Cosa è successo?
Partiamo dall’inizio.
La prima settimana di maggio si è concluso il mio tirocinio. Devo dire che è stata una bella esperienza. La più seria e lunga a livello di continuatività: 3 mesi pieni in un ufficio grande, in cui tra soci e dipendenti non c’erano livelli diversi, ma tutti venivano trattati allo stesso modo. Delle grandi persone che vedevano anche il lato umano della gente. E che hanno visto anche il mio. L’ultimo giorno si sono riuniti tutti all’improvviso nella stanza dove stavo lavorando e mi hanno consegnato un mazzo di fiori enorme e bellissimo. Non mi sarei mai aspettata un trattamento del genere e mi è scesa la lacrima (cosa semplicissima, per me che sono dal pianto facile facile). Ho ringraziato e salutato tutti.
La mia prima vera soddisfazione lavorativa. Perché quando qualcuno vede che sei una brava persona e ti impegni con tutto te stesso anche per mansioni “dequalificanti” e che non ti competono, l’apprezzamento è la cosa che ti gratifica di più. Specialmente se lavori gratis.

C’è stato poi il (da me) sopravvalutato incontro per la ricerca attiva. Cosa mi aspettavo? Che fosse organizzato in modo da individuare, assieme a un professionista, annunci di lavoro consoni e adatti ad ognuno, secondo la propria formazione e le proprie competenze.
Come si è rivelato nella realtà? Una noiosa lezione su come si scrivono il curriculum e la lettera di presentazione. A cosa è servito realmente? Ad aggiustare il cv e basta; io sono ancora a casa. 12 ore solo ed esclusivamente per questo.
Non hanno ancora capito che servono attività più concrete di belle parole dette da una dottoressa che, mentre ti chiede di tirar fuori i tuoi punti di forza e i tuoi punti deboli, i talenti riconosciuti da parte degli altri ecc, ti manda il messaggio subliminale quale “Sì, ok, cercate pure lavoro, ma tanto non ce n’è, perciò pensate a cosa sapete fare e apritevi un’attività in proprio; magari potete andare nelle piazze a vendere cibo cotto dentro un’apecar”.
Niente è inventato di quanto dico.

Che cosa mi è rimasto da tutto questo? Che effettivamente mi piacerebbe avere una mia attività, sotto la mia gestione, organizzarmi, fare qualcosa di mio. O magari una collaborazione. Per quanto fare la dipendente ti dà la sicurezza di uno stipendio a fine mese (c’è ancora questa sicurezza? Da quanto vedo in giro, pare di sì..) sei soggetta comunque a delle regole imposte da altri.
L’ideale sarebbe iniziare un part time da dipendente e nel resto del tempo lavorare per creare quell’altro che mi gratifica davvero.
Quello che mi sarebbe servito in quelle 12 ore sarebbero state dritte, consigli, parole concrete che individuassero una strada da seguire. Invece adesso mi ritrovo sempre allo stesso punto di partenza: COME SI FA? Chi mi spiega come funzionano certe cose, a chi mi devo rivolgere per intraprendere certe strade? Sono sempre le stesse domande che speravo sarebbero state risolte in quelle supervalutate 12 ore, in cui nutrivo una speranza che, ancora una volta, è stata disattesa.

Sono passati più di 20 giorni da quando sono di nuovo a casa. Non ci ero più abituata, ormai facevo la vita da “finta lavoratrice” (finta perché a 2,5 euro all’ora lordi è più un volontariato che un lavoro) e avevo le settimane belle intense, perché pure nei week end ero sempre fuori per impegni vari.
Da quando è finito tutto si è assopito anche ciò che non era lavoro.
La cosa che mi fa più paura è che, con la delusione che ho avuto (io mi faccio sempre mille aspettative, cosa sbagliatissima! Non fatelo mai!) nelle ultime settimane sono caduta un po’ giù a livello morale…
Non sono mai arrivata ad essere depressa a livello patologico, ma la depressione da frustrazione la conosco benissimo. E il mio terrore è di ricaderci di nuovo. Magari più profondamente dell’ultima volta.
Mi sento travolta da uno stato di ansia, angoscia e agitazione tali da non sapere come comportarmi e cosa fare. Non mi sento (ancora) soffocare come l’anno scorso, ma mi sento neppure di stare tranquilla perché “tanto non succederà”.
Mi sembrava di aver acquisito una forza maggiore.
Mi sembrava che le cose potessero finalmente girare meglio.
Mi sembrava di non sperare a vuoto, finalmente….

Qualche mese fa mi era anche balenata l’idea di inserire una sezione col mio cv qui nel blog (sai mai chi passa per la rete… ormai si lavora anche a distanza, basta avere un pc e internet).
L’altra notte, non riuscendo a dormire, riflettevo su come potevo fare per guadagnare due soldi… mi è pure venuto in mente Youtube, visto quante sono le persone che sanno sfruttarlo con un tornaconto economico. Ma io che potrei fare? Manualità non ne ho, cose pratiche non le so fare… Io sono una che, purtroppo, ha sempre dato preminenza a lavorare di testa, senza coltivare qualcosa di pratico di cui poter usufruire (“Impara l’arte e mettila da parte”).
Ho frequentato per quasi 20 anni la palestra, fino a prima di operarmi, ma non ho mai pensato “Potrei certificarmi e insegnare ginnastica alle signore per arrotondare”.

Quando mi chiedo “Cosa posso usare di mio da sfruttare?”, mi vengono in mente solo cose seriose, intellettuali. O forse neppure quelle.

Una cosa che mi crea confusione è anche il fatto che io mi trovo 300 interessi diversi. Troppe cose mi appassionano e non riesco ad approfondirne una sola per bene, anche perché ho bisogno di variare, altrimenti mi annoio. Ho bisogno di stimoli sempre nuovi e diversi, ho bisogno di fare “Oooohhh”, di sentire la sorpresa nello scoprire qualcosa di nuovo. Io sono quella che alla sera in 2-3 ore deve fare 300 cose diverse, seguire tutto o vedere a cosa dare più importanza, ma senza trascurare troppo anche il resto.
Sono quella che userebbe il canale (e, per la cronaca, ce l’ho già dal 2008 o 2009) un giorno per fare una recensione di un gadget di un anime e il giorno dopo per una lezione d’inglese. Le cose più disparate, che magari tra loro non si abbinano per nulla. Ma io vivo di questa estrema diversità.

Mi sento così confusa… e persa… e in semi-abulia…. Apatia….

Questo stato è uno dei motivi per cui sono stata lontano da qui. Perché in realtà è successo anche dell’altro, ma sono cose che al momento è meglio non dire. Diciamo che da quando sono a casa non ho avuto un minuto di tranquillità e pace per una questione veramente spinosa (è un eufemismo) che è andata ad arricchire le mie “cause che provocano insonnia” e non solo quella.
Ho dovuto lottare parecchio, mi sono partiti i nervi e mi è capitato anche di alzarmi alle 2 di notte per sistemare le cose.
Però sono soddisfatta di quello che sono riuscita a fare, perché ho dimostrato a qualcuno che anche se non ho l’esperienza, in realtà quello che ho vissuto nella mia vita mi ha fatto più pratica che ogni altra cosa. Ho un buon potenziale. E questa è stata la mia terza vincita in casi in cui ho messo in atto le mie competenze. Ma non ho idea di come metterlo a disposizione altrui… a pagamento.

Una cosa buona c’è stata. Finito il tirocinio sono andata alla mia solita visita di rito. L’endometriosi è diminuita (la cisti, perché in realtà la malattia sta sempre là). Ho scoperto di essere al secondo stadio su quattro (finalmente qualcuno si è deciso a dirmi qual è la mia fase, dopo 5 anni che ci sono dentro!). Sono anche andati via tutti i dolori, da quando ho finito il tirocinio, dove avevo sempre a che fare con pesi (maledetti faldoni!) e a volte lavori da fare in piedi (tipo stare 2 ore e mezzo alla macchina fotocopiatrice).

Insomma, questo è quanto, più o meno.
Ecco, o non scrivo per 2 mesi o mi dilungo tipo poema epico.

Buona serata a tutti. E spero di non far passare altri due mesi.

21 pensieri riguardo “Revolution time. Non proprio.

  1. Ciao carissima Luana, qualche settimana fa volevo lasciarti un messaggino come ho fatto con altri blogger che non scrivono da tempo, non che voglia sapere cose private , ma almeno essere sincerato che l’assenza dal blog non sia dovuta a gravi motivi di salute.
    Sono felice che la tua cura contro l’endometriosi stia dando i suoi frutti, potrai cosi essere un pochino più serena senza quei dolori che possono piegare in due una donna, sono davvero felice che tu sia tornata a scrivere.
    Un abbraccio… serena notte 🙂

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    1. Grazie davvero, è molto gentile da parte tua.
      Purtroppo, quando stacco da qualcosa a cui tengo è per due motivi: mancanza di tempo oppure pessimo umore dal quale non riesco ad alzarmi e dal quale voglio preservare quella cosa che tanto mi piace. Non mi va di “sporcare” di brutto qualcosa che mi dà sfogo o serenità. E si sa bene che la negatività allontana. Io non volevo allontanare nessuno. E non riuscivo proprio a trovare il modo per sfogarmi qui. Ero bloccata.
      Buonanotte anche a te. 🙂

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  2. Ciao, bentornata ^^
    Per il lavoro mi dispiace tanto… però l’idea dei video non è male, anche senza un’idea precisa. Il problema è che è difficile, bisogna starci dietro con pubblicazioni frequenti e avere molto ma molta pazienza… i consigli che mi vengono in mente sono banali, tipo per arrotondare potresti trovare lavoro in bar e ristoranti… ma penso tu ci abbia già pensato. Potresti pensare a cosa sai fare “di testa” e offrire i tuoi servigi tramite anche gruppi Fb…
    Felice che il tuo male ti stia dando tregua ^_^

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    1. Ciao cara, grazie 🙂
      Sì, avevo pensato anche a cercare come commessa. Il problema è sempre lo stesso: dopo un po’ che sto in piedi muoio, altrimenti tornavo anche a fare un po’ promozione, ma ormai per me è impossibile. YouTube chi lo sa…all’epoca feci video fatti con The Sims e nel totale sono arrivata a 70000 visualizzazioni. Dovrei fare la stessa cosa 😀

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    1. Ciao e grazie davvero per il messaggio. Parlare di talento forse è un po’ esagerato, diciamo che mi sfogo…. 🙂
      Ovviamente stavo spulciando nel tuo blog e il primo post che ho letto (film di successo visti da 4 anime in sala e film mediocri con sale piene) è interessante.

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    1. A dire il vero io sono stata fortunata, per l’endometriosi, di rito, ci vogliono tra i 7 e i 9 anni per avere la diagnosi, ossia perchè si accorgano che hai quella malattia e non altro. Io ci ho messo un po’ meno, ma poi ho atteso altri 5 per conoscere lo stadio di avanzamento. Deh… l’Italia…

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