Questo è uno sfogo, un po’ lungo e un po’ noioso. Probabilmente mi pentirò anche di averlo pubblicato, tra qualche giorno.
Stacco pochi giorni per andare dai parenti che non vedo dal 2011 perchè abitano lontano da me. Più che altro, sento la necessità impellente di parlare con mia zia già dall’anno scorso, e ora che sto attraversando un momento in cui vedo piuttosto nero non riesco più a tenermi. Insomma, ci vado un po’ per terapia, per sfogarmi, per avere qualcuno con cui poter parlare liberamente, che mi capisca, che mi ascolti solamente, a cui raccontare come un fiume tutto quello che sento e che vivo. Anche per avere il parere spassionato di una persona che mi dica se sto agendo bene, se sto sbagliando, se sto perdendo la rotta, se devo ricredermi su alcune cose… Insomma, di lei mi fido e ho bisogno della sua parola.
Quello che leggerete di seguito, se avete la voglia, è uno sfogo istintivo, probabilmente è un errore scriverlo, probabilmente ho sbagliato modo, tono, parole… ma è un periodo in cui forse non mi va bene niente, non mi fido più di nessuno e vorrei letteralmente scappare lontano abbandonando tutti e tutto.
PS: non avrò il pc, ma mi affiderò solo al cellulare, quindi mi scuso già da ora per eventuali errori/sbagli causati dalla digitazione sullo smartphone, nel caso dovessi collegarmi tramite esso.
PPS: prometto che quando torno scrivo qualcosa di più bello e vitale, sicuramente più leggero -a livello morale- da leggere e da scrivere.
Mi sono laureata nel novembre 2013.
Tra qualche giorno saranno 1 anno e 10 mesi di ricerca di lavoro. Periodo durante il quale sono riuscita a lavorare qualche mese esclusivamente in modalità gratuita.
Se non lo si prova, non si ha idea dello stress cui può portare un periodo così lungo di inattività. Oltre a sentirsi moralmente falliti (ti chiedi a cosa sia servito studiare tanto per anni e anni della tua vita, se poi non trovi nessuno disposto a darti fiducia mettendoti alla prova, per qualsiasi motivo, che può essere l’esperienza mancante, la formazione non esattamente corrispondente a quanto richiesto, ecc.), col tempo cominci a sentire quella sensazione che si chiama “frustrazione”. E a lungo andare può portare anche a conseguenze più complicate, come la depressione o l’esaurimento.
La depressione da vedo tutto nero l’ho schivata circa due anni fa, eliminando ciò che mi ricordava che il mondo fa schifo (lo so che il mondo ha un sacco di negatività, ne sono cosciente, ma vivrei meglio senza che la società me lo ricordasse costantemente in ogni momento della giornata…). Vorrei essere più superficiale e rendermi meno conto di ciò che accade intorno a me.
Ad oggi, il mio morale non è dei migliori, anzi! Ci sono delle cose positive nella mia vita (la mia famiglia, il mio fidanzato, il mio cane che è la mia vita..) ma non riesco ad essere veramente felice per esse, perché ho in testa il costante pensiero “Quando inizierò a lavorare? Fino a che età mi toccherà andare avanti per avere una pensione – se mai questa ci sarà?”
Da un anno a questa parte, credo di essere peggiorata a livello di umore, e dunque, come terapia, ho deciso che andrò a fare visita dai miei parenti che non vedo dal 2011. Voglio andare lontano, staccare da ogni cosa e da tutti. Non mi basta più, come due anni fa, eliminare le cose che influiscono in negativo sul mio umore, perché ad ora dovrei prendere e staccare io, lasciando che tutto il resto scorra, senza di me.
E’ come se vedessi tutto il bello inghiottito da un buco nero di negatività, come a ricordarmi “Che ti rallegri a fare che ti manca la parte fondamentale che serve a un essere umano per vivere nella società di oggi?”. Ovvio, senza un lavoro e di conseguenza senza uno stipendio, non potrò mai andarmene di casa, farmi una vita, essere libera, indipendente…
Un incubo!
E’ una cosa di cui mi vergogno in maniera esponenziale: per fare qualsiasi cosa dipendo o dai miei o dal mio fidanzato. E per me questo è quanto di più vergognoso e fallimentare possa succederti nella vita: dipendere economicamente da qualcun altro! Ti fa sentire legata, costretta, come in prigione. Soprattutto quando hai un’età in cui dovresti già essere indipendente.
Tutto questo per dire che, ovviamente, non ho nulla di mio da spendere, e sicuramente non sono una che approfitta degli altri, anzi. Non mi piace chiedere l’elemosina e mi sento in colpa nello spendere i soldi dei miei.
E’ un discorso mooooolto difficile da far capire alle altre persone. Se frequenti un gruppo di amiche che lavorano, stai sicura che ti sentirai sempre la pecora nera della situazione. Quando una persona non vive la tua stessa situazione, non dimostra neppure l’empatia, la voglia di cercare di venirti incontro per capirti o cercare una soluzione alternativa.
Il mese scorso si è data l’occasione di un ritrovo per andare a vedere un film documentario di un gruppo musicale di cui siamo fans. Già il prezzo del biglietto, deciso dalla casa distributrice, era proibitivo : 12 euro! Per una che va al cinema al mercoledì sera per spenderne 4,50 è un vero e proprio salasso, improponibile. Ma, insomma, può rientrare in una di quelle situazioni che succedono una volta ogni tanto, in cui chiudi un occhio e fai uno sforzo. Il film era in programmazione presso i cinema della zona.
Per fare un gruppo un po’ più corposo e venire incontro ad altre persone più lontane, venne deciso di recarsi a circa 40-50 km di distanza. La giornata comprendeva: macchinate con divisione di benzina e pedaggio autostradale, cinema, pizza, rientro.
I 12 euro iniziali erano lievitati a… 30?
Fin da subito, esposi la mia difficoltà a partecipare (e mi sono pure sentita rispondere “E che dovrei dire io, che ho 3 figli?” Beh, ma tu lavori e ti spendi i tuoi cavolo di soldi come ti pare. Io invece devo chiederli. Ma evidentemente è un concetto che nelle teste altrui non attecchisce).
Lì per lì si scatenò una lite per il semplice fatto che io mi rifiutavo di andare con loro.
Poi, in un modo o nell’altro, si calmarono le acque e la cosa morì lì.
Dopo poche settimane si giunse alla vigilia del fatidico giorno. Io davo ormai per scontato che avessero digerito il fatto che non ci sarebbe stata la mia presenza. Avete fatto la vostra scelta ben consapevoli di quale sarebbe stata la mia. Siate responsabili delle vostre azioni e accettatene le conseguenze. Il mondo non gira come voi comandate!
E invece…
Mi chiama una di loro, diciamo la boss del gruppo, quella che è sempre in prima fila ad organizzare, decidere, anche per conto degli altri (tipo chi deve mettere la macchina, come dividersi per macchina, strade da fare… tutto lei!). Inizia a telefonarmi dalla mattina dando per scontato che io ci sia, e infatti comincia col darmi l’orario del ritrovo, dove devo lasciare la macchina ecc..
In tutta tranquillità, con un mezzo sorriso di sorpresa, le rispondo : ”Ma guarda che io avevo detto che non venivo, e non vengo, non posso”.
Si è scatenato l’inferno! Per farla breve, ore al telefono (distribuite durante il corso della giornata intera) per dirmi che i soldi me li avrebbe dati lei (ha una situazione economica non rosea, potevo mai dirle di si? Andiamo! E poi, che umiliazione, per me, mia madre e compagnia! Non siamo morti di fame, ma se non ho un lavoro ho delle priorità, e sicuramente una cosa del genere non è tra quelle), che mi avrebbero esonerato dalla divisione delle spese di macchina e autostrada, che dovevo insistere con mia madre (si, come a 15 anni quando chiedi di poter andare in discoteca… Ho una dignità, oltre al fatto che ero io la prima a non voler spendere quei soldi).
Dopo di ché ha iniziato a minacciarmi che o mi presentavo spontaneamente o sarebbe venuta a prendermi con la forza il giorno dopo. Manco fossi un imputato per un procedimento penale!
Alla fine, ho dovuto inventare una scusa, grazie al mio fidanzato, ed è finita là.
Ora, un paio di considerazioni.
-Se devo fare una cosa, non voglio fare la figura della pezzente. Ne va del mio orgoglio e della mia dignità.
-Non mi piace essere costretta, detesto che le persone invadano la mia libertà.
-Non mi piace neppure che le persone prendano delle decisioni e poi non accettino le conseguenze che non rispettano le loro volontà. Se prendi una decisione devi anche prenderti la responsabilità che tale scelta comporta.
-Detesto che le persone mi facciano i conti in tasca, perché è una grave mancanza di rispetto, nonché di discrezione nei confronti del prossimo.
-Odio dover inventare scuse perché le persone non hanno la facoltà di capire (e neppure vogliono provarci) i problemi altrui. Vorrei potermi sentire libera di esprimermi e parlare almeno con le amiche. Invece, ultimamente sono proprio loro una delle cause della mia ansia e del mio malessere (mal di pancia cronici, io somatizzo praticamente ogni cosa). Vorrei poter essere quello che sono, senza il timore di essere giudicata ogni volta, vorrei essere accettata per come sono (dopo tutto, non dipende da me, se potessi non mi tirerei certo indietro! Mi piace stare in compagnia, non farei l’asociale a potermi permettere certe uscite). Le persone si scelgono per quello che ti danno a livello di carattere, di empatia, di affetto, affinità… Io vorrei essere valutata e valorizzata per quello. Ma ultimamente non mi sento neanche più in grado di essere sinceramente felice di stare in loro compagnia.
Un dubbio, però, vorrei anche condividere. Sono io troppo esigente? Sono sbagliata? Mi faccio troppi problemi? Non mi atteggio verso di loro nel modo giusto?
Non so rispondermi… credo solo che, se una persona ti capisce e ti vuole bene come dice, non ti giudica per i soldi che puoi o meno spendere, per il fatto che accetti o meno di uscire a seconda del “prezzo” dell’uscita, se conosce le tue condizioni e le tue idee.
E dunque, ora mi ritrovo ad essere emozionata (perché andrò per la prima volta su Italo) e felice per rivedere i miei parenti dopo 4 anni di attesa, e non posso condividerlo con nessuno. Perché, sia mai che venga fuori che i soldi per il treno li ho ma quelli per il cinema no: che bugiarda!
Non sei sbagliata! Il fatto è che comandare nella vita degli altri è più facile che guardare alla propria… Leggi il mio post Roberto… L’amico non è quello che ti dice ciò che devi fare, ma è chi mostra rispetto e comprensione senza costringere ad alcuna giustificazione…
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“Giustificazione” è la parola che ultimamente prevale nella mia vita. Attenta a come parlo, alle parole che uso, perché ormai sono “quella che crea problemi”, è così che mi fanno sentire.
Certo, cercherò il tuo post che mi hai segnalato!
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Non devi giustificare ciò che fai con nessuno, fosse cosa seria o capriccio, non devi farlo. Un vero amico non ti mette a disagio, non ti chiede conto, non cerca di forzarti… Forse i tuoi amici in un certo senso si sentono in colpa (come la massa di cui parlavamo l’altro giorno), ma tu non devi essere messa in condizione di giustificarti solo per far star meglio loro… Sembra quasi che pagandoti il cinema abbiano risolto i tuoi problemi e soprattutto zittita (hai degli amici che ti aiutano, ti cosa ti lamenti sempre?)…
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È incredibile, ma hai azzeccato quello che mi è stato detto!
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Non dargli peso. Vivi per te stessa e non per loro o come loro credono ti faccia bene…
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Ci proverò!
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Accadrà un po’ per volta… 🙂
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Comunque cercherò di impegnarmi. Mi risulterà difficile all’inizio.
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Sarà faticoso, ma sei consapevole di te stessa e questo è un vantaggio.
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Ti ringrazio per l’incoraggiamento
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Ti abbraccio, forte! 🙂
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Un abbraccio anche a te, grazie per le parole sempre gentili.
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🙂
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Ti capisco, 3 mesi dopo che sono andata a convivere mi hanno licenziata da un giorno all’altro. Sono rimasta senza lavoro fisso quasi 3 anni e mezzo. Il peggio fu una lite con una ex collega che si sposava che voleva a tutti i costi andassi all’addio al nubilato un week end alle terme.
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A volte penso di essere io troppo rigida. Però credo che, per un sacco di motivi, sono arrivata al punto in cui mi sono stancata di buttare giù il rospo.
Grazie per la comprensione. 🙂
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A volte la gente sa essere inopportuna e invadente
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Decisamente!
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